In questi giorni se ne discute in ogni angolo del Paese, in tutte le testate giornalistiche e naturalmente sui social. Ne parlano gli chef, i blogger, i giornalisti d’opinione e tanti altri soggetti, molti dei quali non hanno ben compreso, lo si capisce da come parlano, quali siano le implicazioni della cucina italiana.

Non sarò certo io a dare l’ennesima definizione, ma una cosa la voglio dire con certezza, la “Cucina Italiana” patrimonio dell’Umanità, lo è anche senza la titolazione dell’UNESCO, in quanto unica, irripetibile, e irrinunciabile per noi italiani,  e riconosciuta tale da tutto il …. Mondo.

È anche certo che il riconoscimento ha l’ufficialità che “premia” l’impegno storico, culturale, gastronomico e sociale di tutti noi che ci occupiamo dei prodotti che fanno la cucina italiana..

E ci facciamo un baffo delle polemiche sterili di alcuni italianuzzi che polemizzano o peggio politicizzano scrivendo ogni genere di stupidaggini riguardo questo importante riconoscimento.

Qualcuno ha addirittura affermato, per screditare il riconoscimento Unesco, la solita sterile polemica, che il pomodoro non ha origini italiane e neppure la patata, ma solo l’aglio è autoctono del Paese. Poverino….. (non l’aglio).

La forza della nostra cucina, è proprio l’aver accolto i prodotti dell’agroalimentare per assemblarli in piatti unici.

Secondo il ragionamento di questo ed altri soggetti, i formaggi siciliani, i più antichi del mondo, probabilmente derivanti dal genio degli invasori che hanno fatto storia nell’isola o i formaggi delle Alpi nati per la capacità, anche in quel caso, delle invasioni da oltralpe, non sono considerabili tra i prodotti della “Cucina Italiana”.

I prodotti dell’agro alimentare italiano sono i Principi della cucina nostrana, non c’è piatto che non preveda l’utilizzo del formaggio, non c’è insaporitore migliore di quello generato da tre ingredienti che lo compongono, il latte e il caglio, e poi il sale. Ciò significa che se esiste una Cucina Mediterranea è proprio a merito della storia ultra secolare, ultra millenaria del nostro paese.

Quando i pastori, oltre 10.000 anni fa, compresero come allevare gli animali, mungerli e poi trasformare il latte, non sapevano che un giorno il prodotto da loro scoperto sarebbe diventato il Principe della Cucina Italiana. E più recentemente, ma non di poco, i casari non sapevano che celando le forme di formaggio nelle fosse, nelle botti, sotto il fieno o in altri luoghi apparentemente inaccessibili ai predatori, avrebbe inventato un modo tipico diventato poi tradizionale di affinamento.

La cucina Italiana nel mondo deve la sua importanza, genialità, intraprendenza e curiosità grazie a chi tutti i giorni si impegna alla trasformazione dei prodotti agricoli in particolare gli allevatori e i casari. E se gli chef, i cuochi, le massaie, gli appassionati sono in grado di “tirare fuori” dei piatti straordinari è merito dei prodotti di alta qualità che trovano al mercato ed in particolare i formaggi. Le famose paste asciutte italiane cosa sarebbero se nel condirle non si usasse il formaggio, la ricotta, e altri latticini?

Al contrario di chi non ha capito, o per impedimento ideologico non lo vuole capire, l’importanza del riconoscimento Unesco, gli addetti alla trasformazione, gli allevatori, i casari, i tecnici, sono consapevoli che i prodotti caseari sono i derivati dell’allevamento di animali autoctoni, animali che da millenni vivono i nostri territori. Mi piace ricordare le innumerevoli razze caprine, ogni montagna ha la sua razza autoctona, ma anche le razze ovine e vaccine, che ci forniscono un latte dalle caratteristiche uniche, sempre diverse, che consentono la produzione di prodotti utilizzabili come ingredienti in innumerevoli ricette.

Pensate al più semplice dei condimenti e utilizzando formaggio di capra piuttosto che di vacca o pecora o bufala, si ottengono gusti e aromi molto doversi tra loro tanto che la capacità del cuoco di assemblare i diversi ingredienti deve essere estrosa, professionale.

Insomma gli addetti all’allevamento e del settore caseario devono auto dedicarsi il titolo di “principali attori” della “Cucina Italiana UNESCO”, alla faccia di chi polemizza sempre.

Buon Natale a tutti gli addetti alla trasformazione casearie e a tutti coloro che apprezzano il frutto del loro lavoro.

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