Grotta di Betlemme e i pastori
Con i piedi per terra.
Arte storia e natura, prodotti tipici.
Una guida alla conoscenza del territorio.
Quando si parla di formaggio e della sua storia, non si può evitare di pensare alle tante narrazioni popolari del nostra Italia. Una di queste racconta del pastorello che portava con se, al pascolo, un otre piena di latte, ma al momento di bere si accorse che dall’otre non usciva nulla perché il latte si era trasformato in una sostanza gelatinosa, la cagliata. Un’altra storiella simpatica che ha del vero, è quella del garzone di bottega del mastro casaro che, un giorno, fece cadere accidentalmente in terra, e vi era proprio terra sul pavimento della bottega, un formaggio appena fatto. Il mastro casaro arrabbiatissimo impose al garzone di mangiare il formaggio ormai invendibile e il ragazzo, addolorato per il danno creato ma soprattutto per l’obbligo di cibarsi di una tale sozzura, pensò di lavare il formaggio con acqua molto calda. L’acqua quasi bollente fece si che la pasta del formaggio si liquefacesse, diventasse elastica e capace di allungarsi notevolmente. Il mastro casaro, attentissimo alle azioni del garzone, si stupì non poco a quel prodigio e dopo attenta riflessione capì che quel risultato tanto strano era un’eccezionale scoperta, la pasta filata.
Oltre ai racconti ci sono molti proverbi come, “non fate sapere al contadino quanto è buono il formaggio con le pere”, e detti popolari, spesso dialettali, come, “Formajo, pan bianco e vin puro fà el polso duro” o anche, “El bon formajo se fà de majo”, naturalmente in Veneto.
Ma i proverbi e le narrazioni raramente raccontano il formaggio nel contesto alla festa del Santo Natale…….
Continua sul n. 19 del Magazine Con i piedi per terra
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