Da quando è iniziata la guerra in Ucraina ne sono sorte di tutti i tipi e colori. Gente che fugge dalle bombe, aziende che chiudono, campagne a ferro e fuoco, grano che non si sa come esportare. Petrolio e gas alle stelle, prezzi anche in Italie raddoppiati e politici che non sanno da che parte iniziare a governare e a contribuire al cessate il fuoco. Momenti di morte, di panico e incredibile confusione tant’è che le donne ucraine sono e stanno uscendo dalla loro terre di nascita. Tante storie di donne e bambini, soprattutto di quelle e di quelli sepolti sotto le macerie, violenze schifose che mai avremmo pensato di vedere. Pare quasi di essere tornati secoli indietro dove non ci si curava della distruzione di nulla oltre che di quella umana. Palazzi inceneriti, fabbriche schiacciate, fosse di sepoltura comuni, fame, feddo, vite spezzate anche di quelle persone che hanno salvato la loro vita scappando.
E’ la storia di Prichodko Ekaterina proprietaria, si fa per dire oggi, di una piccola azienda agricola familiare denominata StreKoza, molto apprezzata nel suo paese soprattutto per la produzione di erborinati a penicillium bianco e blu.
Ekaterina, non ha scelta, deve lasciare la sua fattoria anche perché in prossimità di una importante via di comuncazione. Gli animali e le attrezzature vengono trasferite in un luogo sicuro, almeno spera, e decide insieme ai tre figli di uscire dal paese anche per trovare un lavoro che si addica alle sue capacità professionali che la vedono non solo per le sue attitudini a casara ma anche come veterinaria esperta. Katerina, essendo membro di Cheesemakers of Ukraine e Slow Food Ucraina, si rivolge a queste associazioni per chiedere consiglio
Tramite una serie di comunicati sui social, un allevatore e produttore italiano che ha residenza e attività nella regione Marche, Eros Scarafoni, titolare dell’azienda Fontegranne peraltro membro dell’Associazione delle Casare e dei Casari di Azienda Agricola, viene a conoscenza delle tristi vicende di Ekaterina tramite un amico che gli segnala un post di FB pubblicato dal prof. Alessio Cavicchi nel quale si scrive della necessità di Ekaterina e della sua famglia composta da tre figli, la nonna, e tre cani, di trovare lavoro presso un’azienda agricola e magari di continuare la sua attività di casara.
La segnalazione entra nel merito anche del territorio, ovvero le Marche, perché la figlia maggiore ha la possibilità di essere accolta in una università della regione.
E così, Eros Scarafoni, il 27 marzo scorso, dopo aver letto la storia della casara ucraina accetta immediatamente la sua richiesta di ospitalità. Si adopera subito, trova l’abitazione per la famiglia di Ekaterina. Sa che è una brava operatrice nel settore caseario, che ha ricevuto premi che ha partecipato a Cheese in rappresentanza della sua nazione nativa, ma non per questo la invita dal primo giorno di permanenza in Italia a lavorare nel suo caseificio. Ekaterina dimostra subito le sue capacità e insieme iniziano una proficua collaborazione.
Eros, che non ha nessun timore di aprire le porta alla casara e soprattutto non ha timore di affrontare nuove sfide casearie, basti pensare che produce, da molti anni, innumerevoli tipologie di formaggi, non si smentisce, neppure a mettere in campo altre produzioni quelle che la casara già proponeva alla sua clientela ucraina e delle quali ne va giustamente fiera.
Parliamo in particolare di un erborinato molto interessante che ho potuto assaggiare qualche giorno fa. Un formaggio che viene prodotto con muffe naturali, quelle entrate nel Paese con i formaggi dall’Ucraina e null’altro se non caglio e sale. Un’esperienza del settore che Ekaterina porta a noi quasi fosse un cambio merce, ma che ritengo possa invece essere un dono.
Dalla collaborazione tra Eros e Ekaterina nascono già i primi risultati dopo aver dialogato, si fa per dire, con l’uso di un traduttore, un’applicazione che traduce immediatamente perché Ekaterina non parla ancora l’italiano.
Il progetto comune prevede uno sviluppo importante per il formaggio blu che segua soprattutto l’utilizzo del latte marchigiano; un formaggio che Eros definisce “italo-ucraino… una storia mistica di come una ragazza ucraina può intrecciare elementi mitici con il latte e creare non solo formaggio per il cibo, ma un’intera fiaba mitica”.
E per ultimo ma solo in ordine cronologico un formaggio dal forte impatto psicologico, e se vogliamo, politico, ma senza dubbio storico e anche organolettico, il Breaking Heart, Cuore Spezzato.
Credo non via sia nulla da aggiungere se non assaggiare questo formaggio che visivamente ricorda gli orrori della guerra ma anche la rinascita della gente che è stata calpestata, schiacciata da forze militari incredibilmente violente.
Prichodko Ekaterina